sabato 15 dicembre 2012

Allen

Un po' Prometheus, un po' Alien, un po' di sarcasmo su Voyager, e il solito antieroe provocatore. Eccoci di fronte ad Allen, ultimo nato nella collezione di albi speciali di Rat Man che l'immenso Leo Ortolani ci regala con regolarità quasi scientifica da ormai diversi anni.

Scrivere una recensione su Ortolani e il suo Rat Man, però, è impresa ardua, direi impossibile. Un po' perchè la stima verso l'autore è tale che qualsiasi "giudizio" o impressione si sospende, sia perchè comunque la qualità resta sempre talmente alta che difficilmente si possono fare discrimini.

Ma proviamoci. L'albo (formato abbastanza elegante, ma sottoposto allo stress dell'umidità tende un po' a imbarcarsi) è la parodia della saga di Alien, soprattutto alla luce dell'ultimo film uscito nelle sale qualche mese fa, che però io non ho visto. Si ride, come al solito, con una comicità che si pone a metà fra il demenziale e il cinico, anche se stavolta (rispetto ad altre parodie, come quella del Signore degli Anelli) si nota forse un po' di più la passione di Ortolani per l'alieno che invade la nave spaziale. La parodia infatti è abbastanza fedele all'originale, e scorre via che è un piacere fra una risata e l'altra.

Come già detto, dire che è bello o brutto proprio non mi riesce. Ho letto tantissimo di Ortolani, forse in altre pubblicazioni o speciali ho riso di più, ma non importa. Resta sempre un prodotto e un fumetto carinissimo e di qualità elevatissima. Forse ripetitivo? Può darsi, ma la comicità di Ortolani è questa, prendere o lasciare. E allora se "nello spazio nessuno può sentirci ridere" meglio così: a volte, leggendo questo fumetto, si può rischiare di disturbare chi ci è seduto accanto con risate fuori dal contesto!

martedì 11 dicembre 2012

Batman n°4: In cella con il clown

E' ancora una volta il Joker il protagonista assoluto dell'albo (il quarto) edito da Mondadori nella collana di Panorama dedicata all'uomo pipistrello. E non un Joker qualsiasi, ma quello tutto celebrale che riesce a far impazzire i suoi nemici e renderli talmente pericolosi da superarlo in ferocia e determinazione. Un Joker quindi più "celebrale" di quello visto nel numero precendete, ma altrettanto pericoloso e imprevedibile.

Hai capito i tuoi diritti? e Poliziotto buono, poliziotto cattivo, firmate da Andrew Kreisberg ai testi e Scott McDaniel alle matite, sono le protagoniste indiscusse di questa pubblicazione, con ben 140 pagine su 180 totali. Legate fra loro, narrano le gesta del Joker, che oltre a le sue solite questioni con Batman, si diverte a farsi prendere, processare, e far impazzire il collega di Gordon, inducendo al suicidio la moglie. In una altalena di emozioni e colpi di scena, l'epilogo con il poliziotto divenuto una specie di spietato vendicatore a caccia di giustizia (ricorda molto da vicino il Judge Dredd per molti versi) offre ancora una volta l'occasione per esaltare il genio criminale del pagliaccio e il senso di profonda giustizia del nostro protagonista. Due belle storie, molto vive e frizzanti, con una lettura veloce e serrata, attuale e fresca. L'albo si lascia leggere molto piacevolmente, così come si fanno apprezzare i bellissimi e mai banali disegni che rendono merito a una delle storie che ho preferito fino ad oggi.

Spazio finale, invece, per un'altra storia meritevole, Emergenza a Gotham, firmata stavolta da Eddie Campbell e Daren White ai testi e Bart Sears alle matite. Breve e intensa, si apre con Batman che porta con urgenza il Joker all'ospedale per prestargli cure mediche, in braccio, disperato e con precedenza assoluta. Se la cosa un po' spiazza, si capirà poi il motivo di tanto ardore nel salvare il nemico pubblico numero uno, in un'altra storia che esalta dei meravigliosi disegni e una trama carina ma non originalissima.

Nel complesso quindi un quarto numero che non delude le attese e conferma come insistere su questa serie sia stata un'ottima scelta per conoscere magari storie "minori" o meno pubblicizzate, ma che concorrono a rendere il puzzle complicatissimo dell'universo di Gotham City accessibile a tutti, appassionati di lungo corso e non.

venerdì 7 dicembre 2012

Dossier TAV: Una questione democratica

Chiunque non abbia vissuto sulla luna negli ultimi due anni almeno ha sentito parlare dell'alta velocità fra Torino e Lione. Spesso con toni propagandistici, spesso come mera cronaca di scontro, altre volte come partecipazione civile di una comunità alle decisioni governative. Claudio Calia, col suo Dossier TAV: una questione democratica cerca di fondere tutti questi aspetti in un fumetto, un'opera d'inchiesta e di sensibilizzazione intorno ad uno degli argomenti più caldi della realtà italiana degli ultimi anni.

Il fumetto è senza ombra di dubbio un genere letterario molto complesso, troppo spesso ridotto a caricatura, che invece può essere veicolo di contenuti anche scomodi e sensibilizzare intorno ad alcuni specifici temi in modo immediato e diretto. A volte più della televisione o di lunghe inchieste giornalistiche proprio per le sue caratteristiche.

Penso onestamente che l'intento dell'autore fosse proprio questo, sfruttare il "suo" mezzo per rendere un punto di vista il più possibile distaccato intorno a un fatto di cronaca che tanto fa discutere anche in questi giorni. E i recenti accordi Italia-Francia in merito non fanno altro che esaltare questa pubblicazione, che per chi sa poco o niente della questione può rappresentare un buon punto di partenza.

Si comincia con una citazione di Marinetti e si finisce con una di Majakovski, a indicare una circolarità (irrisolvibile?) che si riflette soprattutto nelle posizioni registrate in tutti questi anni sul contestato valico della Val di Susa. Nel mezzo una cronaca dei principali avvenimenti e dichiarazioni dei protagonisti, tesi a evidenziare in modo più onesto possibile le posizioni sostenute dalle due fazioni, quelli pro a tutti i costi e quelli contro a tutti i costi. Su questi argomenti una ricostruzione oggettiva e imparziale non può esistere e, nonostante il punto di vista di Calia penda inesorabilmente sui No-Tav, la narrazione è asciutta e distaccata, come testimoniato dai frequenti inserimenti fuori campo dei suoi pensieri e delle  motivazioni che hanno portato alla nascita del libro.

E poco importa se alla fine la cronaca non è precisa e appassionante come quella di un Joe Sacco, o se si fa fatica a inserire completamente questa pubblicazione nell'universo del graphic journalism, forse proprio per l'ambizione di restituire una fotografia su fatti che sono tutt'ora in corso e che sono passibili di continui mutamenti non essendo "storicizzati" in tutto e per tutto. Il libro merita davvero, e i disegni (essenziali e scarni) bene si adattano a questo intento, con il bianco e nero forte, marcato, ancora una volta a sottolineare un'alternanza fra "giusto e sbagliato" difficile da cogliere al cento per cento.

Bellissimo il capitolo di "botta e risposta" fra i pro e i contro della "grande" opera, una sorta di compendio essenziale per poter rispondere alle tesi dell'una o dell'altra fazione (come ammesso dallo stesso autore in prefazione).

Un libro interessante, da leggere e da conservare per cercare di addentrarsi in un fatto di cronaca che ci riguarda tutti, in modo diretto, un'ottima bussola per una storia di emergenza democratica.

mercoledì 5 dicembre 2012

Dylan Dog 315: La Legione degli Scheletri

Un po' di splatter, un po' di sentimentalismo, un po' di retorica e qualche personaggio storico che torna a far capolino. Ecco il succo dell'ultimo Dylan Dog uscito in edicola a novembre, intitolato La legione degli scheletri.

L'evento era di quelli succulenti per ogni appassionato dylaniato che si rispetti: per la prima volta nella sua storia, infatti, l'indagatore dell'incubo è protagonista di un evento eccezionale. Copertina, sceneggiatura e disegni opera di un solo autore, e non di uno qualsiasi, ma di quell'Angelo Stano che rappresenta un mito vivente quasi allo stesso livello di Tiziano Sclavi.

Una catena di efferati omicidi viene ricondotta a una giovane ragazza, introversa e irascibile, che pare essere vittima di una maledizione che la condanna a prevedere le orribili morti di chi le ste intorno. Soltanto alla fine Dylan riuscirà a capire qualcosa in più di quella che ha tutti i crismi per essere considerata una storia in linea col personaggio, ma che per una serie di motivi non riesce comunque a spiccare il volo e rivitalizzare un fumetto che pare ormai da troppo tempo aver sparato le sue cartucce migliori.

Stano cerca di recuperare un po' di sano splatter troppo spesso dimenticato dagli altri autori della serie, e questo gioca sicuramente a suo favore, ma la storia procede lenta e senza impennate, risultando a volte piatta e monotona. Fra le battute di Groucho non sempre azzeccatissime e vecchi clichè legati alla pensione di Bloch o all'apparizione (sempre piacevole, ma stavolta veramente effimera) di Morgana, l'albo si trascina un po' stancamente al finale, che putroppo non riesce a riscattare una storia un po' prevedibile per chi segue l'indagatore dell'incubo da decenni.

Favolosi invece sono i disegni, attraverso i quali Stano riesce a trasmettere un'inquietudine che non traspare però dalla sceneggiatura. Verrebbe da dire "a ognuno il suo", ma sarebbe veramente troppo ingeneroso verso questa storia che, non demeritando, non rappresenta nemmeno un evento storico da ricordare come le premesse potevano promettere. Un mix fra vecchio e nuovo, e non poteva essere diversamente per un autore che ha fondato la propria carriera proprio sul personaggio di Dylan Dog.

Resta comunque un albo da leggere a apprezzare, personalmente forse l'avevo caricato di troppe aspettative. E di questi tempi, con Dylan Dog, meglio non esagerare e accontentarsi. Aspettando un nuovo astro nascente che sappia riportare la serie al livello che le compete.

lunedì 3 dicembre 2012

Gesù: Cruci Fiction Tour

Si può essere blasfemi senza doverlo per forza ostentare? Beh, un'annosa questione che si presenta ogniqualvolta si parla di Gesù Cristo in chiave satirica. Esatto, in chiave satirica,  nel senso stretto del termine. Perchè questo piccolo gioiello, Gesù Cruci Fiction Show,  è un libricino breve ma intenso che fantastica su un ipotetico Salvatore alle prese con le grane della vita moderna. Quando poi ti riprende tuo padre in persona costringendoti ai tuoi doveri, il minimo che puoi fare è arrangiarti, in qualche modo.

Si sa, l'argomento, specie nel nostro paese, è di quelli che scotta. Soprattutto poi se il Salvatore deve raccogliere nuovi adepti per la sua fede, oggettivamente un po' in crisi di "ascolti"....

Stefano Antonucci e Daniele Fabbri ci restituiscono allora un personaggio molto terreno, annoiato dai suoi continui fallimenti, che per essere attraente decide di ispirarsi agli eroi di bassa lega di questa strana epoca.

Ecco allora che fra una risata e l'altra, e una genialata e l'altra (fantastica, fra le altre, la mamma del protagonista, con un fischio continuo nelle orecchie), c'è spazio anche per rendersi conto che si tratta di una critica feroce e appassionata ai tempi che viviamo, cinici e senza il minimo gusto estetico delle cose, ma sempre alla ricerca della scorciatoia, della via più breve e immediata per raggiungere la notorietà.

Una cosa ci tengo a sottolineare, non si tratta di una lettura impegnativa. Di primo acchito, una ventina di minuti possono bastare per capire cosa si ha fra le mani. Ma importante è rileggere e apprezzare anche i bei disegni che integrano una sceneggiatura comunque convincente soprattutto a una lettura successiva.

Una pubblicazione di Made in Kina, indipendente e che solo per questo andrebbe sostenuta. Quando poi si ha a che fare con un prodotto anche qualitativamente valido, l'acquisto pare la conclusione logica.

Un bel regalo di Natale che vi farà fare un figurone se destinato alla persona giusta. La comunicazione e l'invio sono impeccabili, pochi giorni e Gesù Cruci Fiction Show sarà nelle vostre mani, prima di passare in quelle dei vostri amici. Perchè, date retta, dopo averlo riletto dovete per forza prestarlo a qualcuno per fargli fare due risate.

lunedì 26 novembre 2012

Sambre: l'amore ai tempi della rivoluzione

Prendete due occhi rossi come il fuoco, che ammaliano e che sconvolgono; un ambiente alto borghese listato a lutto per il suicidio del capofamiglia; i moti rivoluzionari di Parigi del 1848 e un amore travolgente, che ossessiona e rende completamente pazzi. Mischiate tutto, arricchitelo con colpi di scena e trovate sensazionali, e avrete Sambre, un vero e proprio gioiello d'autore targato Bernard Hislaire e Yann le Pennetier.

Premetto subito una cosa a scanso di equivoci: non è un fumetto "facile", la lettura richiede spesso molta concentrazione per essere goduta appieno e il clima di incertezza, attesa e miseria che si respira in ogni pagina rende un po' angosciante la lettura di questo albo. Ma è un capolavoro.

Francia, 1848 in piena Primavera dei Popoli. Da una parte la borghesia e dall'altra il proletariato. Per i primi i fasti di una vita relativamente tranquilla, per gli altri invece nessuna speranza di riscatto, a meno di sapersi vendere e inserire nei giri altolocati per mezzo del sotterfugio. Una ragazza bellissima, figlia bastarda di una prostituta, con due inquietanti occhi rossi, fa innamorare Bernard, il rampollo della famiglia Sambre, appena sconvolta dal suicidio di Hugo, padre-padrone con la nomea del pazzo. Certificato il loro amore col sangue di una promessa, cominceranno a rincorrersi senza mai trovarsi, sullo sfondo di un'epoca che fa vivere loro esperienze e persone sempre al limite, scoprendo infine una terribile verità.

Non dico altro sulla trama, veramente complessa e ben articolata. Il filo che unisce la storia secondo me è davvero ben tessuto, invogliando continuamente a proseguire la lettura per scoprire cosa e come si intrecceranno tutti gli eventi. Anche i personaggio sono molti, e molto diversi fra loro, specchio ognuno di un "idealtipo" riferito a questo preciso periodo storico. Periodo che si sposa perfettamente con una storia fatta di sangue, passione e voglia di libertà.

Un plauso particolare poi per i disegni, dei veri e propri capolavori. La scelta dei colori, quasi tutti a tono di rosso, bianco e blu, è un tutt'uno con la sceneggiatura, portando alla luce un albo a fumetti che merita di essere letto sotto tutti i punti di vista. In questa edizione, poi, sono raccolte tutte le storie pubblicate in Italia, forse in un formato troppo piccolo per essere goduto appieno.
Sambre è un albo che non deluderà i palati fini.

sabato 24 novembre 2012

Nirvana, gira la ruota e vivi un'altra vita

Immaginate la persona più scaltra, opportunista, maleducata e camaleontica che conoscete. Ecco, potenziatelo al quadrato e forse vi avvicinerete a Ramiro, il protagonista dell'ultima fatica editoriale targata Caluri e Pagani, i mitici autori di Donzauker, l'esorcista più eretico mai visto su dei fumetti in Italia.

E poco importa che questo piccolo e peloso personaggio compaia su una pubblicazione istituzionale della Panini Comics, perchè (nei limiti del possibile) i nostri Paguri hanno messo a segno un altro colpo da novanta per divertimento e versatilità dei testi. "Nirvana, gira la ruota e vivi un'altra vita" è una storia allegra e leggera ma anche tagliente, capace di fare satira e smascherare (rendendoli grotteschi) alcuni "vizi" dell'epoca in cui viviamo.

Una misteriosa vicenda rende Ramiro un testimone chiave in un importantissimo processo, costringendo la polizia a metterlo sotto copertura per salvaguardarne l'incolumità fino alla sua testimonianza, necessaria per condannare il criminale più pericoloso in circolazione. Ma il nostro eroe non riesce proprio a non combinare disastri in sequenza, facendo saltare sistematicamente la propria copertura e costringendo la polizia a studiarne sempre una nuova per metterlo al sicuro. Un loop dal quale Ramiro non riesce a uscire, dovendo quindi reinventarsi una volta calciatore, un'altra assistente sociale o addirittura truccatore di cadaveri...

Insomma una trama che potrebbe suonare abbastanza banale, si rivela albo dopo albo sempre più efficace, soprattutto grazie alla grande caratterizzazione che i nostri Paguri sono riusciti a dare a tutti i personaggi della saga. Detto di Ramiro, protagonista che incarna tutti i peggiori vizi possibili, notevole è soprattutto l'ispettore Buddha, il capo della polizia e responsabile per le coperture, con le fattezze di un Bud Spencer manesco. Bellissima anche la coppia Romino-Bernaccio, i due sbirri che fra incomprensioni e stoltezza, vengono costantemente sbeffeggiati, anche se loro non se ne accorgono. Dal lato dei cattivi, Slobo e Golem, i due sicari del grande capo Occhionero Ronson, sono qualcosa di spettacolare. Ispirati chiaramente al Travolta e al Jackson di Pulp Fiction, ne ricalcano gli strampalati discorsi, lasciando però dietro di loro una serie di disastri che gli impediscono sempre e comunque di identificare ed eliminare Ramiro. Infine, citazione d'obbligo per Cristy, la fidanzata di Ramiro: a volte quello che dice ho pensato che lo avesse scritto la mia, di fidanzata!

La prima serie regolare, composta di sei albi  (più due numeri speciali, lo 0 e il 6 e mezzo) è stata senza dubbio una delle liete novelle del 2011/2012, ma la vera grande notizia è che la Panini ha osato e ha rinnovato Nirvana per un'altra serie di albi, in uscita proprio a Gennaio 2013.

Altri sei numeri per accompagnare Ramiro verso la sua testimonianza contro Occhionero Ronson, e vedremo se i Paguri alzeranno ulteriormente il tiro. Io credo di sì, non resta che aspettare l'anno nuovo (Maya permettendo!)

martedì 20 novembre 2012

The Black Diamond : Agenzia investigativa

Nel Midwest dell'ottocento, un attentato ferroviario scuote un intero paese e fa cominciare una caccia all'uomo da parte della famigerata agenzia investigativa Black Diamond. Al tempo stesso, la scomparsa di una cassaforte pone molti interrogativi sulla reale natura dell'incidente, facendo calare nuove ombre sui responsabili o presunti tali.

Diciamolo subito: questo albo non passerà certo alla storia per la trama e l'intreccio studiato da Gaby Mitchell. Difficile seguirla, a volte un po' farraginosa e con poco ritmo, The Black Diamond: Agenzia investigativa si pone però su un livello da veri amanti del fumetto. E se è così è solo grazie alle splendide tavole disegnate dal grande Eddie Campbell, dei veri e propri quadri, che vanno a dare consistenza ai momenti di buco che sovente si presentano nella lettura.

Nonostante per gran parte del tempo la struttura dei disegni ricalchi lo stile standard, con la divisione in nove della pagina, a volte le suggestioni e le immagini che Campbell ci restituisce sono memorabili. Così come le tavole a pagina intera, vere e proprie opere d'arte alle quali non si può restare indifferenti.

Nel complesso, quindi, un albo che arriva pienamente alla sufficienza, pur non rappresentando un must da dover avere necessariamente nella propria libreria. Personalmente l'ho letto volentieri, ma come già detto a fare la differenza sono i disegni, coinvolgenti, caldi e che danno sicuramente quel qualcosa in più che colma ampiamente i buchi nella sceneggiatura.

Un romanzo per immagini che per questo motivo merita di essere letto e apprezzato.


domenica 18 novembre 2012

Batman n°3 : Il sorriso del Joker

Terzo appuntamento con le uscite bisettimanali di Panorama a tema Batman, questa volta protagonista di un albo veramente notevole. Il volume, intitolato Il sorriso del Joker, contiene quattro storie molto diverse fra loro, ma interessanti da leggere proprio per cercare di penetrare ancor di più nella psicologia di uno dei personaggi di più difficile costruzione di tutto il panorama comix mondiale.

La prima, dal titolo Amanti e Pazzi, è quella principale, per i testi di Micheal Green (noto anche come scrittore di Smalville e Heroes) e le matite di Denys Cowan. Gotham è ora tranquilla, Batman crede di essere riuscito a mettere finalmente pace nel cuore della sua città, e cerca anche ordine nel suo di cuore. Ecco che spunta fuori Lorna Shore, che lo innamora e lo concupisce. Sembra una puntata di Beautiful? Niente affatto, perchè nelle ceneri della città, un tranquillo e depresso personaggio si aggira in cerca di emozioni forti. Quello che l'alcol e le rapine di fino non riescono a dargli. Ecco allora che un elegante aperitivo fra ricconi interessati all'arte diventa il pretesto per il delirio assoluto, fatto di colpi di pistola e panico gratuito offerto in pasto agli altolocati ospiti della serata. Ed è qui che nasce il Joker, che prima ferisce quasi a morte Lorna, poi viene "segnato" nel suo viso dal sorriso profondo lasciato da una delle tante armi di Batman. Ed è così che il nostro uomo pipistretto scopre non solo che il male non è debellato, ma che per lui non può esistere amore. Non svelo null'altro, ma basti sapere che da lì in avanti nasce il Joker così come lo conosciamo tutti, folle e lucido al tempo stesso, noncurante delle conseguenze che le sue azioni comportano e ossessionato soltanto da una figura, quella di Batman, senza la quale non avrebbe senso esistere.

La seconda storia invece si intitola Lavoro senza fine, per i testi di James Patrick e le matite di Steve Scott, mentre nel Giovane aiutante (testi di Paul Pope e disegni di Jose Villarrubia) viene presentato il personaggio di Robin, il suo difficile rapporto con Batman e il senso della sua missione. Chiude l'albo Poison, per i testi di Brian Azzarello e le matite di Jordi Bernet, un breve "sogno" nel quale Poison Ivy  mette in dubbio Batman e ciò che rappresenta, con la sua terribile e spietata sensualità.

Concludo dicendo che questa serie di albi, partita un po' in sordina, si sta rivelando molto molto interessante, soprattutto perchè disvela storie "minori" (anche se non è vero che sono così tanto minori) e ce le restituisce alla portata delle tasche di tutti. Quando poi ci sono albi come questo, con fior fior di autori, beh, il non leggerli diventa quasi un crimine che dovrebbe richiedere l'intervento dello stesso Batman!

sabato 10 novembre 2012

Zerocalcare strikes back: Un Polpo alla Gola

Appena mi sono rigirato fra le mani questo secondo albo di Zerocalcare, istantaneamente mi è venuta in mente la canzone di Caparezza, Il secondo secondo me. E non perchè non fossi assolutamente certo che mi sarebbe piaciuto, ma perchè effettivamente dopo il successone della Profezia dell'Armadillo confermarsi su quegli stessi livelli mi pareva un'impresa epica.

E infatti, almeno a livello sostanziale, non mi sbagliavo.

Zerocalcare ha fiutato la trappola, l'ha analizzata, e ha saggiamente deciso di evitarla.

Un Polpo alla Gola è, a tutti gli effetti, un'altra opera-prima, totalmente slegata dalla Profezia, con la quale condivide alcuni tratti di stile e alcuni personaggi, virando però in modo deciso verso una dimensione più alta e difficile. Quindi il suo "evitare la trappola" in realtà si è trasformato in una sfida molto più sofisticata, molto più intrigante e per questo ancor più difficile da superare.

E da questo punto di vista direi che è andato sopra le mie più rosee aspettative.

Dopo l'ultima pagina, infatti, rimane un sapore agrodolce, la consapevolezza di aver riso meno dell'albo precedente ma di aver appena letto una cosa completamente diversa e davvero intensa ed emozionante, non rinunciando però al vero tratto distintivo di questo nuovo fenomeno del fumetto italiano contemporaneo: la leggerezza e soprattutto l'(auto)ironia.

Stiamo parlando di una graphic novel in piena regola, con tutto ciò che comporta. La narrazione non è più scandita da brevi strisce legate fra loro, ma si articola in uno svolgimento complesso, addirittura attraverso salti temporali dei protagonisti, sospesi in un'atmosfera che tocca il noir, il giallo e il romanzo di formazione. "Non si guarisce dalla propria infanzia" (la frase della quarta di copertina) porta con sè tutta una serie di conseguenze esistenziali che il nostro Zerocalcare dimostra di padroneggiare con invidiabile maestria. Il ritmo è serrato, si ride fragorosamente ma ci si sofferma anche a riflettere, ed è questa la vera rottura con la Profezia. D'altronde, la scelta stessa di mandare in soffitta l'Armadillo dimostra una sicurezza e una consapevolezza nei propri mezzi indiscutibile.

Della trama non dico nulla, come al solito, perchè in fondo non è importante. Schede di presentazione del libro su internet le trovate a bizzeffe (fra l'altro è l'albo più venduto dell'ultima settimana su Amazon in Italia, addirittura sopra Cammilleri).

Chi ha letto la Profezia dell'Armadillo non potrà non apprezzare un salto in avanti in questo nuovo albo, una sfida che Zerocalcare ha vinto senza alcun dubbio senza rinunciare al suo stile, ma anzi potenziandolo e presentandolo sotto una nuova luce. Adesso manca veramente poco per poter urlare ai quattro venti di avere il nuovo Leo Ortolani: l'attesa per il prossimo albo si fa già febbrile!

Nel frattempo, leggete e rileggete questa storia: non farlo potrebbe farvi venire un polpo alla gola!

martedì 6 novembre 2012

Dylan Dog n.314: I segni della fine

Una serie di misteriose morti e una catena di eventi soprannaturali sconvolgono Londra, apparentemente senza motivo. Due ragazzi dalle vite difficili sono implicati in qualche modo, ma non si riesce a capire come, mentre l'indagatore dell'incubo, questa volta, brancola nel buio. E a nulla vale la voglia di Bloch di non perdere la pensione, la svolta e la risoluzione della storia si avrà soltanto a giochi fatti, e soltanto per ricominciare.

E' questa, in poche parole, la trama de I segni della fine, l'albo del mese di ottobre scritto da un ispirato Gualdoni e disegnato dal veterano Casertano. La storia è avvincente e mantiene incollati all'albo per tutta la durata della trama, senza particolari voli pindarici, ma comunque presentando una buona dose di tematiche care ai fans dylaniati. Non ci stanchiamo ancora oggi di leggere albi del genere, anche se mancano da troppo tempo storie che ci riconcilino con il nostro caro eroe londinese.

Graditissimo il cameo del Rabbino Allen, una vecchia conoscenza per i fans di lunga data.

Sostanzialmente ho letto volentieri l'albo, scorrevole e piacevole anche grazie ai bei disegni di Casertano. Una lettura consigliata per il relax: scordatevi incubi, suggestioni e psichedelie oniriche.

mercoledì 31 ottobre 2012

Sogno di una notte di mezz'autunno: Incubo alla Balena

Ci sono storie che a volte galleggiano nella memoria: spesso le eliminiamo, qualche volta le dimentichiamo (forse), ma quando riaffiorano alla mente danno sempre quel qualcosa che le rende familiari, note e temute, altre volte strappano un sorriso totalmente immotivato.

Ecco l'effetto che mi ha fatto Incubo alla Balena, un libro a fumetti collettivo, nato dalla collaborazione (davvero proficua) di otto diversi autori: Flavia Barbera, Beatrice Concordia, Anna Maria Gentili, Elisa Menini, Alessandra Romagnoli, Niccolò Tonelli, Gianluca Valletta e Alessandro Baronciani. Un mix (non so quanto casuale) che rende la lettura di questo piccolo e singolare albo (di dimensioni veramente ridotte, come si può vedere nella clip) un esperimento sicuramente interessante e che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che i romanzi collettivi sono un genere troppo spesso trascurato.

Sullo sfondo del Babau di Buzzati, infatti, l'atmosfera si fa intima e personale, offrendo al lettore i sogni (o meglio gli incubi) dei protagonisti, incubi talmente reali che scinderli dalla vita di tutti i giorni risulta praticamente impossibile. Ed è proprio la caratteristica di questo bellissimo esperimento: nonostante l'alternarsi degli autori, la narrazione risulta coerente e fluida, senza intoppi, veramente piacevole e veloce. Ma è meglio non farsi prendere dalla frenesia (la prima lettura può durare 10 minuti per i lettori più veloci): meglio posarlo sul tavolo, prendersi un caffè, sgranchisrsi un po' e rileggerlo, più tranquillamente e senza fretta, assaporando anche le bellissime tavole che a volte escono fuori come un'epifania (o appunto un sogno).

Inutile raccontare una trama, anche perchè una vera e propria trama non esiste. Racconti, incubi, sogni e tensione fra paura e angoscia, ma anche tenerezza e speranza. Direi proprio che c'è di tutto in questo albo, molto molto ambizioso. E neanche mi va di fare una classifica delle storie e dei disegni che ho preferito, sarebbe come sminuire un progetto che ha la sua essenza nella mescolanza e nella contaminazione.

E allora come unico consiglio c'è quello di comprarlo. A maggior ragione  perchè progetti indipendenti vanno assolutamente sostenuti, in special modo quando si ha fra le mani un prodotto di qualità.

La comunicazione per l'acquisto, poi, è stata impeccabile, così come i costi. 7 euro spese postali incluse, bisogna solo scrivere a incuboallabalena@gmail.com.

C'è solo da sperare che non sia un caso isolato, ma il primo di una lunga serie. E di accorgersene prima!



mercoledì 24 ottobre 2012

Batman n°2: La Vendetta di Bane

Secondo numero della saga adesso in edicola (ne ho già parlato qui) dedicata a Batman, ed è una rivoluzione copernicana. Riguardo alla prima uscita ero stato molto critico, lo ammetto, ma in questa seconda il mio parere cambia completamente.

La prima parte, quella che da il titolo all'albo, parla appunto di Bane, il cattivo venuto fuori nell'ultimo capitolo della saga cinematografica firmata Cristopher Nolan. Il regista inglese ha attinto a piene mani da questa storia che, seppur relativamente corta (54 pagine), è veramente molto intensa e appassionante. Nei sapienti testi di Chuck Dixon, che muovono dalla genesi di Bane e del suo sviluppo psicologico, c'è suspence e ritmo incalzante, in un filo lineare che appassiona il lettore fin dall'inizio, per culminare nell'incontro con Batman, anche in questo caso alterego e nemesi designata del protagonista. L'uomo pipistretto, infatti, resta sullo sfondo, esaltando tutti i tratti psicologici di Bane, folgorato dall'atteggiamento del suo antagonista, che non capisce e che sfida in una tensione quasi filosofica di difficile risoluzione. Il finale poi lascia presagire uno scontro epico che, purtroppo, non possiamo godere in questo albo.

"Batman è Gotham City. Lo osserverò, lo studierò. E quando capirò chi è lui e perchè non uccide, avrò capito anche questa città. E a quel punto, Gotham sarà mia!"

Un'altra perla di un albo a mio avviso veramente bello è la storia principale Città Spezzata, per i testi di Brian Azzarello e le matite di Eduardo Risso. I due autori (non proprio degli sconosciuti), creano un'atmosfera noir che non ha niente da invidiare ai più grandi fumetti del genere. Una Gotham sporca e cattiva mette il nostro eroe alle prese con un delitto efferato. La soluzione la si può ottenere soltanto mettendo le mani nella spazzatura, rovistando negli angoli più bui di una città senza possibilità di redenzione. E nella sfilata di alcuni fra i più importanti nemici di Batman (fra cui Joker e Killer Croc) si capisce subito che a volte le cose sono molto più difficili che quello che sembrano. Una storia veramente interessante e intensa, lunga e appassionante che non delude in nessuna parte: le tavole sono spettacolari, alcune veramente notevoli, e la sceneggiatura, come già detto, è in perfetto stile noir. Da non perdere.

sabato 20 ottobre 2012

Don Zauker l'esorcista: Operette Morali

Prima di tutto facciamo una premessa: questo è un blog che uso come un diario. Una raccolta di cose che mi piacciono. Non è che devo fare attualità. Il fatto di aver recensito il Dylan Dog di questo mese e il Batman in edicola è stata una casualità. Quindi mi piace anche parlare di fumetti che magari ho sulla libreria e che mi sono rimasti impressi nella mente. Fine della premessa.

Dopo tutto questo popò di preambolo, vorrei parlare dell'albo dedicato a Don Zauker, l'esorcista blasfemo protagonista del Vernacoliere, rivista satirica di Livorno, ormai una vera istituzione del genere. Don Zauker l'esorcista: Operette Morali raccoglie infatti tutte le storie apparse sul mensile labronico a partire dal 2003, più alcune strisce inedite.

Come descrivere Don Zauker? Sicuramente un esorcista sui generis, disilluso e opportunista, che gioca sul proprio ruolo cercando di approfittare di tutte le opportunità che il suo abito talare riesce a procurargli. E attraverso una satira pungente, sempre e costantemente dissacrante, svela uno ad uno tutti i vizi e i difetti del clero e del Vaticano, della loro casta e del loro potere. Emiliano Pagani (ai testi) e Daniele Caluri (agli splendidi disegni) sono riusciti a creare un prete moderno, palestrato e tatuato, che alle spalle ha la gioventù nazista passata insieme a Benny 16 (indovinate un po' chi è?), che non disdegna le belle e prosperose signorine in cerca di redenzione, ma neanche le pecorelle smarrite in cerca di una guida spirituale. E da tutte loro sa come tirare fuori il peggio, sempre e comunque con metodi non ortodossi e battute spiazzanti.

Un fumetto sicuramente non adatto ai "baciapile" (o forse proprio adatto a loro secondo me), che fa crepare dalle risate dall'inizio alla fine, con strisce brevi e orientate a una critica spietata e una satira ficcante. E non è un caso se sempre più appassionati hanno eletto l'esorcista livornese a propria guida spirituale: in caso contrario, "Pentiti, stronzolo!"

giovedì 18 ottobre 2012

La profezia dell'Armadillo: 10 e lode!

Può un fumetto farti ridere a crepapelle dall'inizio alla fine? Può un fumetto farti pensare "cazzo, ma questo è un fottuto genio!"? Può un fumetto emozionarti, con voli pindarici esistenziali e generazionali mai palesi, ma continuamente nascosti fra le righe?

Beh, la risposta è decisamente sì se si tratta della Profezia dell'Armadillo di Zerocalcare, nuovo enfant prodige della novella fumettistica italiana!
Si ride, ci si diverte, senza mai cadere nel banale in una storia di continui flashback, costellati da trovate a metà fra il nerd e la precarietà, la voglia di scappare e quella irrefrenabile di mettere radici dove non c'è neanche più la terra.

Inesauribili le citazioni, soprattutto attraverso i personaggi secondari, di volta in volta raffigurati con le fattezze di Lady Cocca o di Malick, con l'Armadillo come coscienza "cattiva" e sempre pronta a consigliare e mettere in guardia il nostro protagonista sulle insidie della vita di tutti i giorni.

Mai sfidare, ad esempio, "Il Dio del Giorno Dopo", così come non va mai provocato "Il Guardiano del Tempismo", che ti fa sempre fare la scelta giusta al momento sbagliato. Ed è così che fra uno schetch a base di Street Fighter e Jurassic Park e le apparizioni di Yoda e Orko, la storia scorre sempre fluida e piacevole e la lettura diventa quasi un'ossessione.

Giuro che non riuscivo a smettere. E giuro che l'ho riletto e rigirato fra le mani per un sacco di tempo, perchè sapevo di avere fra le mani un vero, piccolo, capolavoro.

Ed è bello che Zerocalcare, il protagonista (omonimo dell'autore), sia un'antieroe nel quale è difficilissimo non riconoscersi, soprattutto se si è nati negli anni '80. L'autore ci gioca un sacco su questo scambio di identità fra il suo protagonista e il lettore, confondendoli e a tratti fondendoli, il tutto con grandissima maestria.
Il definitiva non si può che confermare quanto di buono si legge ovunque su questo fumetto: leggetelo e, se potete, compratelo. Forse non vi farà rimorchiare, ma di sicuro lo potete prestare a un amico se si sente un po' giù di morale!

In questi giorni, fra l'altro, esce il secondo volume di Zerocalcare, "Un polpo alla gola" e a questo punto la voglia di leggerlo ammetto che è grandissima. Aspetto Lucca per poterlo prendere, ingannando l'attensa con le storie pubblicate sul blog.

La Profezia dell'Armadillo, comunque, si prende un 10 e lode!



martedì 16 ottobre 2012

Batman è tornato!

Benedetto sia il cinema! E benedetto sia anche il marketing (molto moderatamente)...
Sull'onda infatti dell'ultimo capitolo dei film di Nolan, è tornata in edicola (con Panorama e Sorrisi e Canzoni)  una serie di 10 albi su Batman.
E mentre i fans già si scannano sui forum dicendo "sono storie secondarie", "non si sono sprecati", "io li comprerò solo per decenza", io sono proprio contento e credo che non mi perderò una singola uscita.

Partiamo dall'inizio. Come ogni bambino che si rispetti, l'uomo pipistrello mi ha sempre affascinato un bel po'. Sarà che è miliardario, sarà che non gli interessano veramente le donne, sarà che ha un maggiordomo che tutti vorrebbero avere e che i suoi nemici sono dei fighi assoluti, fatto sta che per ogni nerd che si rispetti Batman è più di un supereroe, è un'istituzione.

Rigirandomi fra le mani questo primo numero, devo ammettere che l'edizione è bella (anche se puzza un po' troppo di petrolio) e fa anche la sua porca figura sullo scaffale insieme agli altri milioni di albi.

Il primo numero, però, mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Sarà che sono un purista, sarà che gioco poco ai videogiochi, ma questo Arkham non mi ha per niente entusiasmato.  Come da titolo, infatti, la storia principale del libro è tratta da un fortunato (boh?) videogioco che tratta appunto dell'apertura della città criminale a Gotham, con il sindaco manipolato e indotto a diventare un burattino nel piano criminale di Hugo Strange, protagonista indiscusso. La storia è abbastanza confusionaria e una sfilata di tutti i principali cattivi della saga (Joker, Pinguino, l'Enigmista, ecc ecc), risultando a tratti noiosa e terribilmente scontata. I disegni poi sono quelli digitalizzati: a me non piacciono, ma sono gusti personali. Chiaramente se mettete nel mix tutti questi elementi non sarà difficile capire il perchè non ho trovato questo albo di piacevole lettura e una scelta quanto meno azzardata da parte degli editori, che secondo me hanno seriamente rischiato di perdere compratori ancor prima di cominciare. Non è il mio caso, perchè io continuerò imperterrito a comprare questi albi. Ma la scelta, ripeto, mi ha perplesso.

Belle invece le due storie secondarie. In L'Appuntamento, un Batman molto umano viene sbeffeggiato e tratto in inganno da una Cat Woman molto "fumettosa" e intrigante. Belli i disegni di Tim Sale in delle strisce che scorrono via piacevoli e senza troppo impegno. Menzione d'onore invece per la storia che chiude l'albo, Splash, una sorta di "romanzo animato" nel quale l'equilibrio fra tavole e sceneggiatura è davvero ben calibrato. Ron Marz e Bernie Wrighston costruiscono un ambiente molto dark, misterioso, nel quale nessuno ha ragione ma nessuno ha neanche torto, in perfetto stile-Gotham. Forse le 10 euro se le meriterebbe solo questa perla.

domenica 14 ottobre 2012

Dylan Dog n. 313: "Il crollo"

Si vociferava da qualche tempo, e finalmente Paola Barbato è tornata a scrivere Dylan Dog. E questo succede nel numero di settembre, intitolato "Il Crollo", un albo che certo non rimarrà negli annali delle storie dylaniate.

La dialettica del bene e del male è uno degli argomenti preferiti dagli autori dell'indagatore dell'incubo, quindi già di per sè l'originalità e la sorpresa sarebbero state difficili. La Barbato però non fa nulla per uscire dal solco dei suoi predecessori, restituendoci una storia a tratti banale, scontata e che non scalda il cuore in alcun modo. Deludente da una come lei, che invece ci aveva abituato a saper toccare le corde giuste per emozionare il lettore. Stavolta non succede nulla di tutto ciò: a volte farraginosa, la sceneggiatura si avvita più volte su sè stessa, senza impennate, filando piatta fino alla conclusione, quasi una liberazione da una storia monotona e già letta e riletta.

Interessante, semmai, è l'ambientazione claustrofobica, una galleria delle fogne nella quale Dylan resta intrappolato e senza memoria assieme ad altre persone. Nessuno ricorda perchè, in un alternarsi di bugie e sospetti, che si risolveranno soltanto alla fine, quando il "male o il bene" si paleseranno donando a tutti un pensiero su cui riflettere. Uno spunto interessante è quello legato ai nodi di Hartmann visti come aggregatori e risucchiatori di emozioni umane, sia positive che negative. Una intuizione che, duolo dirlo, poteva essere sfruttata meglio.

Degni di menzione invece sono i disegni di Freghieri, un altro decano che stavolta non delude. Il tratto bellissimo dona alla storia un'aura di mistero e si integra bene con la sceneggiatura, salvando un albo che almeno da questo punto di vista merita di essere letto e ammirato. Una prova tutt'altro che scontata, dal momento che in passato anche il disegnatore era stato messo "sotto processo" dai suoi lettori.

Come terminare una recensione del genere? Di sicuro felice per il ritorno della Barbato, spero soltanto che questo albo (infelice) sia una parentesi, un assestamento per tornare ad essere la sceneggiatrice di punta della serie. E allora chiudiamo come abbiamo cominciato: il numero 313 non verrà ricordato dai fans, questo è sicuro.