
Interessante, semmai, è l'ambientazione claustrofobica, una galleria delle fogne nella quale Dylan resta intrappolato e senza memoria assieme ad altre persone. Nessuno ricorda perchè, in un alternarsi di bugie e sospetti, che si risolveranno soltanto alla fine, quando il "male o il bene" si paleseranno donando a tutti un pensiero su cui riflettere. Uno spunto interessante è quello legato ai nodi di Hartmann visti come aggregatori e risucchiatori di emozioni umane, sia positive che negative. Una intuizione che, duolo dirlo, poteva essere sfruttata meglio.
Degni di menzione invece sono i disegni di Freghieri, un altro decano che stavolta non delude. Il tratto bellissimo dona alla storia un'aura di mistero e si integra bene con la sceneggiatura, salvando un albo che almeno da questo punto di vista merita di essere letto e ammirato. Una prova tutt'altro che scontata, dal momento che in passato anche il disegnatore era stato messo "sotto processo" dai suoi lettori.
Come terminare una recensione del genere? Di sicuro felice per il ritorno della Barbato, spero soltanto che questo albo (infelice) sia una parentesi, un assestamento per tornare ad essere la sceneggiatrice di punta della serie. E allora chiudiamo come abbiamo cominciato: il numero 313 non verrà ricordato dai fans, questo è sicuro.
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