mercoledì 5 dicembre 2012

Dylan Dog 315: La Legione degli Scheletri

Un po' di splatter, un po' di sentimentalismo, un po' di retorica e qualche personaggio storico che torna a far capolino. Ecco il succo dell'ultimo Dylan Dog uscito in edicola a novembre, intitolato La legione degli scheletri.

L'evento era di quelli succulenti per ogni appassionato dylaniato che si rispetti: per la prima volta nella sua storia, infatti, l'indagatore dell'incubo è protagonista di un evento eccezionale. Copertina, sceneggiatura e disegni opera di un solo autore, e non di uno qualsiasi, ma di quell'Angelo Stano che rappresenta un mito vivente quasi allo stesso livello di Tiziano Sclavi.

Una catena di efferati omicidi viene ricondotta a una giovane ragazza, introversa e irascibile, che pare essere vittima di una maledizione che la condanna a prevedere le orribili morti di chi le ste intorno. Soltanto alla fine Dylan riuscirà a capire qualcosa in più di quella che ha tutti i crismi per essere considerata una storia in linea col personaggio, ma che per una serie di motivi non riesce comunque a spiccare il volo e rivitalizzare un fumetto che pare ormai da troppo tempo aver sparato le sue cartucce migliori.

Stano cerca di recuperare un po' di sano splatter troppo spesso dimenticato dagli altri autori della serie, e questo gioca sicuramente a suo favore, ma la storia procede lenta e senza impennate, risultando a volte piatta e monotona. Fra le battute di Groucho non sempre azzeccatissime e vecchi clichè legati alla pensione di Bloch o all'apparizione (sempre piacevole, ma stavolta veramente effimera) di Morgana, l'albo si trascina un po' stancamente al finale, che putroppo non riesce a riscattare una storia un po' prevedibile per chi segue l'indagatore dell'incubo da decenni.

Favolosi invece sono i disegni, attraverso i quali Stano riesce a trasmettere un'inquietudine che non traspare però dalla sceneggiatura. Verrebbe da dire "a ognuno il suo", ma sarebbe veramente troppo ingeneroso verso questa storia che, non demeritando, non rappresenta nemmeno un evento storico da ricordare come le premesse potevano promettere. Un mix fra vecchio e nuovo, e non poteva essere diversamente per un autore che ha fondato la propria carriera proprio sul personaggio di Dylan Dog.

Resta comunque un albo da leggere a apprezzare, personalmente forse l'avevo caricato di troppe aspettative. E di questi tempi, con Dylan Dog, meglio non esagerare e accontentarsi. Aspettando un nuovo astro nascente che sappia riportare la serie al livello che le compete.

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